Le carenze delle leggi italiane sulla diffamazione vengono ancora una volta impiegate impropriamente dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel tentativo di mettere a tacere e minacciare il giornalismo indipendente in Italia. I firmatari del presente appello chiedono il ritiro della querela nei confronti del quotidiano Domani e l’adozione da parte del Parlamento italiano di un’ampia riforma della legislazione in materia di diffamazione in Italia.
Nell’ottobre 2021, l’attuale Presidente del Consiglio, all’epoca parlamentare, ha presentato una querela per diffamazione aggravata contro il giornalista Emiliano Fittipaldi e il direttore Stefano Feltri del quotidiano Domani. La querela era stata formulata in risposta ad un articolo del Domani nel quale si sollevavano dubbi circa la trasparenza del procedimento relativo all’approvvigionamento di mascherine durante la prima ondata della pandemia di Covid-19. In particolare, l’articolo sollevava dei dubbi sul ruolo che Giorgia Meloni avrebbe avuto nell’influenzare Domenico Arcuri, allora commissario straordinario per l’emergenza Covid-19, nella scelta dei fornitori dei dispositivi medici destinati al sistema sanitario italiano. L’articolo in questione menzionava che Giorgia Meloni avrebbe interferito nel processo “raccomandando” Fabio Pietrella, imprenditore tessile e, dallo scorso settembre, neoeletto deputato di Fratelli d’Italia.
La Presidente del Consiglio Meloni chiede 25.000 euro di risarcimento danni al giornale. A seguito dell’udienza preliminare dello scorso 15 novembre, il pubblico ministero ha chiesto il rinvio a giudizio del caso. L’avvio del processo per diffamazione è previsto per il 10 luglio 2024.
Le nostre organizzazioni sono da tempo impegnate a favore di una riforma delle leggi sulla diffamazione in Italia, in conformità con gli standard internazionali sulla libertà di espressione e con le recenti pronunce della Corte Costituzionale. Nelle pronunce del 2020 e del 2021 la Corte Costituzionale si è appellata al Parlamento esortandolo a varare una riforma generale delle leggi sulla diffamazione in Italia. Tuttavia, fino ad oggi, il Parlamento non ha risposto a questo invito.
Lo scorso aprile, la Commissione europea ha introdotto una proposta di Direttiva che indurrebbe gli Stati membri dell’UE ad agire per contrastare le SLAPP (Strategic Lawsuits Against Public Participation) nelle cause di diritto civile per questioni di carattere transfrontaliero. L’adozione della proposta anti-SLAPP è prevista nel corso del 2023, in seguito alla discussione e al voto del Consiglio dell’UE e del Parlamento europeo. Oltre alla proposta di direttiva, la Commissione europea ha formulato una serie di Raccomandazioni che individuano una misure volte a contrastare le cause temerarie sia penali che civili. Inoltre, in conformità con gli standard internazionali di tutela dei diritti umani, gli alti funzionari pubblici dovrebbero tollerare livelli di critica più elevati rispetto al resto della popolazione in virtù della posizione pubblica che ricoprono.
Le nostre organizzazioni rilevano con preoccupazione il numero crescente di cause temerarie intentate da funzionari pubblici in Italia, contro giornalisti e contro tutti coloro i quali esprimono dissenso o informano il pubblico su questioni oggetto di controversie, mettendo in discussione il lavoro dei rappresentanti delle istituzioni, e come nel caso in questione, denunciando illeciti.
Chiediamo alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni di ritirare la querela contro il quotidiano Domani e di facilitare un processo di riforma delle leggi sulla diffamazione in Italia, diretta ad evitare l’abuso delle querele bavaglio contro l’interesse pubblico. Chiediamo inoltre al Parlamento italiano di avviare al più presto una riforma adeguata del quadro normativo sulla diffamazione in linea con gli standard internazionali sulla libertà d’espressione. Tale riforma dovrebbe da un lato attuare una depenalizzazione della diffamazione e dall’altro porre dei limiti in sede civile alle richieste di risarcimento di modo che esse non rappresentino un ulteriore ostacolo alla professione giornalistica. Inoltre, essa dovrebbe essere accompagnata dall’introduzione di altri elementi essenziali in considerazione delle criticità che il fenomeno delle SLAPP contro i giornalisti presenta nel contesto italiano. Il codice di procedura civile italiano prevede all’articolo 96 alcune misure per il contrasto alle querele temerarie, stabilendo che qualora risulti che il querelante abbia agito in mala fede, egli debba essere condannato al risarcimento dei danni; tuttavia, tali misure vengono raramente applicate dalla magistratura. In questo contesto, invitiamo anche il Parlamento ad avviare una discussione per dare seguito alle Raccomandazioni incluse nell’iniziativa anti-SLAPP dell’Ue e a sostenere l’adozione di un testo avanzato della Direttiva anti-SLAPP.
Il gruppo di lavoro Anti-SLAPP in Italia all’interno della Coalizione CASE è stato creato per riunire i rappresentanti del mondo del giornalismo e della società civile italiana con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle SLAPP e sostenere l’adozione di una serie di misure che le contrastino efficacemente.
Firmato:
ARTICLE 19 Europe
Articolo 21
European Federation of Journalists (EFJ)
International Press Institute (IPI)
OBC Transeuropa (OBCT)
The Good Lobby Italia